I dati di una metanalisi pubblicata di recente (si tratta di uno studio che sintetizza i risultati delle ricerche condotte fino a oggi su un argomento) rivelano che l’ascolto di musica a livelli sonori considerati elevati è molto diffuso tra le persone giovani, che corrono il rischio di riportare danni all’udito anche permanenti. Ne parla il sito d’informazione sanitaria dottoremaeveroche.it.
Un articolo di Sara Mohammad (Pensiero Scientifico Editore)
Questo è un articolo tratto da dottoremaeveroche.it. Il sito offre alla popolazione un’informazione accessibile, scientificamente solida e trasparente, e ai Medici strumenti comunicativi nuovi. Dottoremaeveroche.it collabora regolarmente con l’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano per pubblicare e divulgare informazioni sanitarie.
Dottore, può dirmi di più sui possibili danni all’udito provocati dalla musica a volume troppo alto?
Sappiamo che i rumori forti, come il rombo del motore di un aereo o il suono del martello penumatico, possono provocare danni all’udito. Ma anche la musica alta può compromettere la capacità di udire, specie se si ha l’abitudine di ascoltarla a tutto volume.
A farlo sono soprattutto i giovani, di età compresa fra 12 e 34 anni, che si espongono frequentemente all’ascolto di musica a volume troppo alto, sia attraverso cuffiette e altri dispositivi audio personali, sia in occasione di eventi di intrattenimento musicale. Si tratta rispettivamente di un giovane su quattro e di e un giovane su due, stando a quanto riscontrato dal team di esperti che hanno passato in rassegna gli studi pubblicati negli ultimi vent’anni riguardanti la diffusione dell’ascolto di musica pericoloso per l’udito. Secondo le loro stime, pubblicate su British Medical Journal Global Health, fino a 1,35 miliardi di giovani adulti rischierebbe la sordità [1].
Dottore, cosa significa “ascolto pericoloso”?
I valori limite di impatto acustico considerati privi di conseguenze per la salute sono gli stessi di quelli calcolati per le categorie di lavoratori esposti ai rumori forti: fino a 80 decibel (dB, unità di misura dell’intensità acustica) per non più di quaranta ore a settimana. Infatti possono già essere responsabili dei primi danni all’udito i suoni che superano la soglia di 80 dB [2].
Nella vita di tutti i giorni abbiamo a che fare generalmente con fonti di rumore innocue: il respiro umano ha un volume di 10 dB, una conversazione fra persone che parlano con un tono di voce normale non supera i 60 dB mentre la soglia di 85 dB la sfioriamo in mezzo al traffico. Ma quando si parla di intrattenimento musicale, le cose cambiano. La maggior parte delle persone che usa gli auricolari imposta il volume a 104 dB e i concerti si piazzano fra 105 e 120 dB, ben al di sopra della soglia d’ascolto considerata sicura [1].
Mi piace ascoltare musica a tutto volume. Diventerò sordo?
La probabilità che un suono provochi danni all’udito dipende non soltanto dal volume, ma anche dalla durata dell’esposizione. In linea di massima l’ascolto di musica a 80 dB è considerato sicuro se non si superano le quaranta ore a settimana, o le otto ore al giorno.
Se alziamo il volume a 98 dB, le ore giornaliere scendono a due e mezzo; a 101 dB rimangono solo trentotto minuti di ascolto sicuro, e così via. Questo perché una persona riceve la stessa “dose di suono” sia che ascolti musica a 80 dB per otto ore sia che la ascolti a 100 dB per venti minuti [3].
Quando il volume arriva e supera 105 dB, quindi, bisogna sapere che la soglia di tempo entro la quale l’ascolto è considerato privo di rischi per l’udito si supera dopo pochi minuti.
Dottore, perché i suoni troppo forti danneggiano l’udito?
Ascoltare rumori forti per troppo tempo affatica le cellule capellute dell’orecchio interno, responsabili di ricevere le informazioni relative ai suoni provenienti dall’esterno. Le conseguenze a breve termine di questo affaticamento possono essere l’innalzamento della soglia dell’udibile (in pratica la capacità di percepire un suono si calibra su un volume più alto) o la percezione di rumori (un fruscio, un ronzio o un fischio) anche in assenza di uno stimolo acustico esterno, un disturbo quest’ultimo noto come acufene o tinnito. Si tratta in entrambi i casi di sintomi che tendono a scomparire se l’esposizione al rumore è limitata, perché le cellule capellute hanno il tempo di riprendere la loro normale funzionalità. L’esposizione prolungata o ripetuta nel tempo, invece, può danneggiare le cellule capellute in modo permanente, fino ad arrivare nei casi più estremi anche alla perdita dell’udito.
La metanalisi di cui parlava all’inizio conferma quello che in sostanza già si sapeva da tempo?
Non esattamente. Perché alcune ricerche che avevano indagato gli effetti a lungo termine della musica alta avevano raggiunto conclusioni diverse: alcune non hanno riscontrato una relazione tra la frequentazione di concerti e altri eventi di intrattenimento musicale e la comparsa di deficit dell’udito permanenti, altre avevano dimostrato, in particolar modo negli adolescenti, che l’uso abituale di auricolari o altri dispositivi audio personali può aumentare la soglia dell’udibile [4,5,6,7]. Si tratta di discrepanze che probabilmente hanno origine nella natura progressiva della perdita dell’udito, che pone difficoltà considerevoli ai ricercatori che si occupano di studiare gli effetti sulla capacità uditiva dei suoni oltre 80-85 dB.
Le conseguenze dei rumori forti sulla fisiologia dell’apparato uditivo, tuttavia, sono ben documentate anche da esperimenti condotti sui topi che, sebbene sappiamo debbano sempre essere ripetuti ed eventualmente confermati sull’uomo, possono dare comunque delle indicazioni importanti.
Alcuni di questi esperimenti su animali hanno rivelato come anche una sola esposizione a rumori che superano la soglia d’ascolto considerata sicura sia in grado di provocare danni all’orecchio interno che il test audiometrico (un test che misura la sensibilità uditiva) non è in grado di rilevare o che potrebbero avere conseguenze a lungo termine, per esempio accelerando il normale invecchiamento dell’udito [8,9].
Posso capire se ho già danni all’udito derivanti dall’ascolto di musica a tutto volume?
La perdita dell’udito provocata dall’esposizione a rumori forti può essere immediata, ma il più delle volte è graduale, e quando compaiono i primi sintomi il danno è già stato fatto. Quando ci si accorge di faticare più del solito a capire quello che dicono gli altri, a distinguere suoni simili o a separare fra loro i singoli suoni (come quelli provenienti da più strumenti musicali che suonano insieme), le cellule capellute potrebbero essere già danneggiate in modo irreversibile [3].
Dottore, quali sono i consigli per proteggere l’udito dalla musica alta?
Fortunatamente è possibile adottare una serie di accorgimenti con l’obiettivo di prevenire i danni all’udito causati dall’ascolto di musica troppo alta. Ne ricordiamo alcuni fra quelli indicati dall’OMS [3,10]:
- indossare tappi per le orecchie o paraorecchie in occasione di eventi dove il volume della musica supera gli 80-85 dB (discoteche, discopub, concerti);
- abbassare il volume di ascolto dei dispositivi per l’audio personale almeno al sessanta per cento del volume massimo;
- indossare cuffie che attenuano il rumore di sottofondo;
- spegnere la musica per qualche minuto (se l’ascolto è tramite cuffie) o allontanarsi dalla fonte di rumore (se si è a un concerto) per permettere alle orecchie di riposare;
- monitorare i livelli di ascolto (molti smartphone hanno incorporate alcune applicazioni che tracciano il volume e la durata dell’ascolto e offrono una valutazione dei possibili danni derivanti dall’sovraesposizione a rumori forti);
- fare attenzione ai primi segnali di perdita dell’udito;
- sottoporsi regolarmente a controlli dell’udito.
Bibliografia
- 1 . Dillard LK, Arunda MO, Lopez-Perez L, Martinez RX, et al. “Prevalence and global estimates of unsafe listening practices in adolescents and young adults: a systematic review and meta-analysis”. BMJ Glob Health 2022; 7(11): e010501
- 2 . World Health Organization. “Environmental noise guidelines for the European region”. 2019. Ultimo accesso: 31 gennaio 2023
- 3 . World Health Organization. “WHO global standard for safe listening venues and events”. 2022. Ultimo accesso: 31 gennaio 2023
- 4 . Keppler H, Dhooge I, Vinck B. “Hearing in young adults. Part II: The effects of recreational noise exposure”. Noise Health 2015; 17(78): 245-52
- 5 . Grinn SK, Wiseman KB, Baker JA, et al. “Hidden hearing loss? No effect of common recreational noise exposure on cochlear nerve response amplitude in humans”. Front Neurosci 2017; 11:465
- 6 . Kim MG, Hong SM, Shim HJ, et al. “Hearing threshold of Korean adolescents associated with the use of personal music players”. Yonsei Med J. 2009; 50(6):771-6
- 7 . Jiang W, Zhao F, Guderley N, Manchaiah V. “Daily music exposure dose and hearing problems using personal listening devices in adolescents and young adults: A systematic review”. Int J Audiol. 2016; 55(4): 197-205
- 8 . Kujawa SG, Liberman MC. “Adding insult to injury: cochlear nerve degeneration after “temporary” noise-induced hearing loss”. J Neurosci 2009; 29(45): 14077-85
- 9 . Fernandez KA, Jeffers PW, Lall K, et al. “Aging after noise exposure: acceleration of cochlear synaptopathy in “recovered” ears”. J Neurosci 2015; 35(19): 7509-20
- 10 . World Health Organization. “A handbook on how to implement safe listening”. 2022. Ultimo accesso: 31 gennaio 2023
Autrice
Sara Mohammad ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Si occupa principalmente di ricerca, neuroscienze e salute mentale. Scrive su MIND, LeScienze, Rivista Micron, Il Tascabile, e collabora con Mondadori Education e Il Pensiero Scientifico Editore. Oltre a lavorare nell’ambito della comunicazione scientifica, insegna scienze alle scuole superiori.
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