La meningite – un’infiammazione delle meningi, le membrane che rivestono il cervello e il midollo spinale – ha un’incidenza relativamente bassa. Pur essendo relativamente poco diffusa, però, l’infezione invasiva batterica può essere una malattia temibile e per questo è raccomandato vaccinarsi, scrive il sito dottoremaeveroche.it.
Un articolo di Maria Cristina Valsecchi
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Dottore, può dirmi qualcosa in più sulla meningite?
La meningite può essere di origine infettiva o, raramente, non infettiva, cioè causata da farmaci, malattie autoimmuni o tumori. Le meningiti infettive sono provocate per lo più da virus o batteri, raramente da funghi o protozoi. Le meningiti virali, ovvero quelle provocate da virus, hanno generalmente un decorso meno grave rispetto a quelle batteriche, una progressione più lenta e nella maggior parte dei casi il paziente guarisce spontaneamente nell’arco di alcune settimane [1].
La forma più pericolosa di meningite infettiva è quella batterica, provocata principalmente da meningococco (Neisseria meningitidis), pneumococco (Streptococcus pneumoniae) o emofilo (Haemophilus influentiae di tipo B). Spesso l’infezione, oltre a colpire le meningi, si diffonde a diversi organi e tessuti, quindi si parla complessivamente di infezione invasiva da meningococco, pneumococco o emofilo [1].
Dottore, come mai la meningite è poco diffusa?
La meningite è poco diffusa perché si contrae per inalazione di goccioline di saliva e muco nasale e non è molto contagiosa: per infettarsi è necessario un contatto ravvicinato e prolungato con una persona malata o portatrice sana del batterio responsabile. Per questa ragione, la sua incidenza è relativamente bassa [2]: nel 2019 in Italia sono stati registrati 0,32 casi di infezione invasiva da meningococco ogni 100 mila abitanti, 2,81 casi di infezione invasiva da pneumococco ogni 100 mila abitanti e 0,31 casi di infezione invasiva da emofilo ogni 100 mila abitanti. Negli anni successivi, 2020 e 2021, l’incidenza si è ulteriormente abbassata come conseguenza delle misure di isolamento adottate per contrastare la pandemia di Covid-19.
Dottore, quali conseguenze può avere?
Pur essendo relativamente poco diffusa, l’infezione invasiva batterica è una malattia temibile per le sue conseguenze [3]. Nel 10-20% dei casi, infatti, ha un decorso fulminante nell’arco di poche ore, nel 10-15% dei casi è mortale, nonostante la somministrazione tempestiva di antibiotici, e nel 20-30% dei casi comporta danni permanenti: amputazioni di arti, perdita di organi o gravi lesioni cerebrali. Ecco perché, quando si sviluppa un focolaio epidemico, cioè un improvviso aumento del numero di casi in una comunità, subito si diffonde la paura.
Quali sono i sintomi caratteristici della meningite e che cosa si può fare per arginarne la diffusione?
I sintomi caratteristici della meningite sono febbre alta, mal di testa intenso, nausea, vomito, rigidità del collo e della nuca, sonnolenza, convulsioni [3]. Un bambino o un adulto che manifesta questi segnali deve essere visitato al più presto da un medico. L’esame necessario per diagnosticare una meningite batterica è l’analisi del liquido cefalorachidiano, che circonda il midollo spinale. Si preleva con una puntura lombare, cioè aspirandolo con un ago inserito tra due vertebre nella parte bassa della schiena.
Un paziente con sintomi che fanno sospettare una meningite batterica deve essere immediatamente trattato con antibiotici, prima ancora di avere il responso della puntura lombare. Se il responso conferma la diagnosi di meningite da meningococco o da emofilo, le persone che nei sette giorni precedenti sono state a stretto contatto con il malato devono sottoporsi a profilassi antibiotica come misura precauzionale. La profilassi non è indicata se l’agente patogeno è uno pneumococco.
Va detto che solo nello 0,5% dei casi la meningite si contrae da una persona ammalata. In tutti gli altri casi la trasmissione avviene da un portatore sano del batterio responsabile e in Italia il 30% della popolazione è portatore sano di batteri che possono causare meningite e infezioni invasive. Inoltre, non è ancora chiaro per quali ragioni alcune persone siano portatrici sane e altre si ammalino. Di certo i bambini sotto i 5 anni di età e chi ha difese immunitarie più deboli corre un rischio maggiore. Per tutti questi motivi, l’unica arma realmente efficace per prevenire la meningite e le infezioni batteriche invasive è la vaccinazione.
Quali vaccinazioni servono per prevenire la meningite e quando vanno fatte?
Per prevenire la meningite e le infezioni batteriche invasive bisogna immunizzarsi contro i diversi batteri responsabili: meningococchi, pneumococchi ed Haemophilus influenzae di tipo B, ed è importante proteggere il prima possibile i bambini, che sono la fascia di popolazione a maggior rischio di infezione e di conseguenze gravi. Il calendario vaccinale nazionale attualmente in vigore è quello 2017-2019, prorogato a causa della pandemia in attesa di approvazione del nuovo calendario [4]. Contiene le seguenti indicazioni:
- Il vaccino contro l’Haemophilus influenzae di tipo B è compreso nella formulazione del vaccino eptavalente, insieme ad antitetano, difterite, pertosse, polio, epatite B e varicella. La sua somministrazione, obbligatoria, è prevista in tre dosi nel primo anno di vita.
- I ceppi di meningococco potenzialmente responsabili di infezioni invasive sono quelli contraddistinti dalle sigle A, B, C, W e Y135. La somministrazione del vaccino contro il meningococco B è raccomandata ed è prevista in tre dosi nel primo anno di vita più un richiamo nel secondo anno. La vaccinazione contro il meningococco C è raccomandata e consiste nella somministrazione di una singola dose nel secondo anno di vita. La vaccinazione quadrivalente contro A, C, W e Y135 è raccomandata in una singola dose da somministrare all’adolescente (11-16 anni) che ha già ricevuto una dose di vaccino contro il meningococco C nell’infanzia. Ai bambini che non sono stati vaccinati contro il meningococco C è raccomandata la somministrazione del vaccino anti ACWY135 il prima possibile dopo il compimento dei due anni di età, perché questo vaccino è inefficace prima dei due anni.
- La somministrazione del vaccino 13-valente, attivo contro 13 ceppi di pneumococco, è raccomandata in 3 dosi nel primo anno di vita.
- Poiché un’altra fascia della popolazione ad alto rischio di infezioni batteriche invasive è quella degli anziani over 65, a tutti loro è raccomandata la somministrazione di una singola dose di vaccino anti-pneumococco 23-valente, cioè efficace contro 23 ceppi batterici. Lo stesso vaccino non viene somministrato ai più piccoli perché è inefficace prima dei due anni di età.
Bibliografia
- 1 . Società Italiana di Neurologia. “Meningiti”. Ultimo accesso: 6 giugno 2023
- 2 . Fazio C, Camilli R, Giufré M, et al. “Sorveglianza nazionale delle malattie batteriche invasive. Dati 2019-2021”. Rapporti ISS Sorveglianza RIS-3/2022, 2022
- 3 . Istituto Superiore di Sanità. “Malattie batteriche invasive (sepsi e meningiti)”. Ultimo aggiornamento: 11 febbraio 2021
- 4 . Ministero della Salute. “Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019”
Autrice
Maria Cristina Valsecchi lavora come giornalista scientifica freelance per diverse testate, occupandosi principalmente di salute riproduttiva e salute materno-infantile. Con la collega Valentina Murelli ha creato il sito web indipendente di informazione sulla salute della donna “Eva – Sapere è potere”.
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