Certe volte anche i ricercatori scientifici sanno essere spiritosi. “Una piccola yogurtiera sulla mensola sopra la lavatrice è rimasta inutilizzata per almeno trent’anni. La base arancione brillante di questo cimelio di famiglia raccontava col suo design i tempi più chiassosi dei primi anni Settanta”. Sono parole di Robert Walton, un medico e ricercatore inglese che da anni collabora con diverse istituzioni sanitarie del suo Paese, scrive il sito dottoremaeveroche.it.
Un articolo di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)
Questo è un articolo tratto da dottoremaeveroche.it. Il sito offre alla popolazione un’informazione accessibile, scientificamente solida e trasparente, e ai Medici strumenti comunicativi nuovi. Dottoremaeveroche.it collabora regolarmente con l’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano per pubblicare e divulgare informazioni sanitarie.
Se “in Inghilterra la produzione di yogurt è passata di moda insieme ai pantaloni a zampa d’elefante”, prosegue Robert Walton, dobbiamo forse iniziare a tirar fuori qualche vecchio utensile di cucina. Il motivo starebbe nelle conclusioni a cui è arrivata una recente revisione sistematica uscita sulla Cochrane Library, la banca dati dove vengono pubblicati tutti i documenti prodotti dalla collaborazione [1].
A quale domanda intendeva rispondere la revisione sistematica?
La revisione sistematica voleva capire se i probiotici – batteri vivi che si trovano comunemente negli alimenti fermentati come lo yogurt – possono realmente contribuire a proteggere da un’ampia gamma di infezioni respiratorie.
Cosa sappiamo oggi, alla luce di questa revisione sistematica, sull’efficacia dei probiotici contro il raffreddore?
“I risultati della revisione sono stati piuttosto sorprendenti” ammette Walton [2], chiaramente influenzato da molti precedenti studi che erano giunti a risultati negativi. “Il risultato (della revisione) è che sia gli adulti sia i bambini che assumono probiotici hanno forse meno probabilità di contrarre infezioni alle vie respiratorie superiori – essenzialmente tosse e raffreddore – rispetto alle persone che non li assumono.
Cosa vuol dire, in concreto, che chi assume probiotici ha “meno probabilità” di contrarre tosse e raffreddore?
È una domanda legittima e converrebbe sempre porsi un interrogativo del genere di fronte a certe notizie che riguardano la nostra salute. Riprendendo in mano il testo del documento della Cochrane, possiamo dire che, in un gruppo di mille persone seguite per un anno, circa 76 tra quelle che assumono probiotici dovrebbero avere tre o più infezioni respiratorie rispetto a 129 persone che non li assumono [1].
Un dato forse ancora più importante è che le persone che assumono probiotici hanno meno bisogno di assumere antibiotici per le infezioni respiratorie. Questo beneficio, però, è stato riscontrato solo nei bambini [1,2].
Ad ogni modo, non si può non sottolineare che i governi e i sistemi sanitari di tutto il mondo sono estremamente preoccupati per l’uso frequente di antibiotici, che porta al fenomeno della resistenza batterica anche di recente ricordato dalla Giornata mondiale per la consapevolezza sul loro uso [3]. Pertanto, qualsiasi trattamento che riduca la necessità di utilizzare questi farmaci importanti e talvolta salvavita è chiaramente un enorme vantaggio per la società. Infine, un’altra buona notizia è che chi ha assunto i probiotici potrebbe essersi ammalato per circa un giorno in meno rispetto a chi non li ha assunti [1].
Dottore, ma perché usa così spesso il condizionale?
Fa benissimo a chiederlo e la risposta non è difficile: perché le conclusioni a cui è giunta la revisione della Cochrane sono basate su prove giudicate poco “robuste”. In altre parole, i 23 studi controllati randomizzati (“controllati” con placebo o con “nessun trattamento”) inclusi nella revisione (per un totale di quasi 7 mila pazienti) non erano stati condotti con metodologie così rigorose da fugare qualsiasi dubbio sui risultati ottenuti. Per questa ragione le conclusioni degli autori sono sicuramente indicative ma per essere certi dell’efficacia dei probiotici nel prevenire le infezioni respiratorie sarebbe opportuno condurre nuovi studi metodologicamente molto rigorosi. Anche perché si tratta di un ambito reso più “scivoloso” dai possibili condizionamenti industriali.
A cosa si riferisce, Dottore?
Dobbiamo considerare che il mercato globale dei probiotici è stato valutato in circa 60 miliardi di dollari nel 2021 e si prevede si espanda a un tasso di crescita annuale composto del 7,5% fino al 2030 così da superare i 70 miliardi di dollari. Il mercato è guidato dalla crescente attenzione dei cittadini alla prevenzione, insieme allo sviluppo industriale di ceppi probiotici efficienti [4].
Allo stesso tempo, è indubbio che il consumo di alimenti sani si è ridotto a causa di uno stile di vita spesso più stressante dei nostri anni. Un’alimentazione meno varia e ordinata nel corso della giornata può disturbare il delicato equilibrio della flora intestinale dell’organismo e i consumatori corrono ai ripari talvolta sperando che prodotti salutari o “fortificati” possano essere la risposta giusta ai loro problemi di salute [5]. Senza contare i grandi problemi di salute causati dalla pandemia che stiamo attraversando.
La pandemia può influire sulla salute del nostro organismo a prescindere dal contagio con SARS-CoV-2?
È molto probabile sia così. L’emergenza sanitaria Covid-19 ha provocato un’impennata nella domanda di prodotti alimentari e integratori per il rafforzamento delle difese immunitarie [4]. E i probiotici sono pubblicizzati intensamente sottolineando le loro presunte proprietà di protezione immunitaria. Ma, a parte le conclusioni della revisione sistematica di cui parliamo in questa scheda, i risultati della ricerca più rigorosa non sono sempre incoraggianti.
Per esempio, è stato condotto un ampio studio su infermieri che lavoravano durante l’anno pandemico 2020 che aveva l’obiettivo di stabilire se l’assunzione giornaliera del probiotico Lactobacillus rhamnosus HN001 riducesse lo stress percepito e il numero di giorni in cui i partecipanti riportavano i sintomi di una malattia virale. I risultati non hanno mostrato differenze significative nello stress percepito o nel numero medio di giorni di malattia tra le infermiere che assumevano il probiotico e quelle che assumevano placebo [6].
A parte le considerazioni sull’efficacia contro stress o malattie come il raffreddore, i probiotici possono provocare effetti avversi?
Per quanto riguarda gli effetti collaterali, la differenza di frequenza tra chi usa i probiotici e chi non li usa potrebbe essere minima o nulla [2]. Negli studi inclusi nella revisione [1] gli effetti collaterali sono stati di minore entità, per lo più problemi gastrointestinali come diarrea e vomito.
Un’ultima domanda: ma il dottor Walton, alla fine, è tornato a usare la sua yogurtiera anni Settanta?
Pare l’abbia tirata giù dallo scaffale e rispolverata ma più per ridurre la noia durante il lungo lockdown che anche la Gran Bretagna ha dovuto osservare due anni fa. Sembra che, da allora, Robert prepari yogurt un paio di volte al mese [2]. Ma l’effetto del suo consumo sui raffreddori familiari non sembra sia particolarmente incoraggiante…
Bibliografia
- 1 . Zhao Y, Dong BR, Hao Q. “Probiotics for preventing acute upper respiratory tract infections”. Cochrane Database of Systematic Reviews 2022, Issue 8. Art. No.: CD006895
- 2 . Walton R. “Probiotics to prevent colds and flu: what’s the evidence? ” Evidently Cochrane 2022; 7 ottobre. Ultimo accesso 23 novembre 2022
- 3 . Organizzazione Mondiale della sanità. “World antimicrobial awareness day”. WHO 2022. Ultimo accesso 23 novembre 2022
- 4. Market analysis report. “Probiotics Market Size, Share & Trends”
- 5 . Data Bridge Market Research. “Probiotics market”. Bloomberg 2022; 23 agosto. Ultimo accesso 24 novembre 2022
- 6 . Slykerman RF, Li E. “A randomized trial of probiotic supplementation in nurses to reduce stress and viral illness”. Sci Rep 12, 14742 (2022)
Autrice
Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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