Lo scorso anno l’Istituto Superiore di Sanità aveva pubblicato i dati emersi da un sondaggio, condotto durante la pandemia e terminata a febbraio 2021, che ha indagato gli effetti di Covid-19 sull’incidenza dei disturbi del comportamento alimentare, scrive il sito d’informazione sanitaria dottoremaeveroche.it.
Un articolo di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)
Questo è un articolo tratto da dottoremaeveroche.it. Il sito offre alla popolazione un’informazione accessibile, scientificamente solida e trasparente, e ai Medici strumenti comunicativi nuovi. Dottoremaeveroche.it collabora regolarmente con l’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano per pubblicare e divulgare informazioni sanitarie.
I risultati del suddetto sondaggio indicavano nei primi sei mesi della pandemia un aumento del 40% di casi di casi di DCA rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente [1]. Noi ne avevamo parlato nella scheda “Covid-19 può peggiorare i disturbi alimentari dei miei figli?”.
Anche perché si tratta di patologie in crescita, è essenziale continuare a parlarne e sensibilizzare la popolazione su un tema così importante.
Dottore, i disturbi del comportamento alimentare riguardano solo le donne?
Fino a circa trent’anni fa il rapporto tra l’incidenza dei disordini alimentari negli uomini e nelle donne era pari a 1 a 15, che significa che per ogni uomo ne soffrivano circa 15 donne. Già dieci anni fa le statistiche suggerivano che questo rapporto fosse arrivato almeno a 1 a 4, e sembrerebbe che questa differenza continui a diminuire [2]. “Probabilmente tra dieci anni i disturbi del comportamento alimentare non saranno più un disturbo di genere” spiega Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta che ha fondato e dirige la Rete per i Disturbi del comportamento alimentare dell’Umbria. “Il motivo di questo interessamento del mondo maschile è collegato al cambiamento del rapporto con il corpo dei ragazzi, anche per loro diventato teatro del disagio. Tra il 2020 e il 2021 gli accessi alle strutture di cura territoriali e ospedaliere dei ragazzi è aumentato di quattro volte. Probabilmente il lockdown ha fatto emergere una sofferenza più nascosta, quella maschile” [3].
È difficile non correlare questo fenomeno al fatto che le preoccupazioni per il corpo, per la forma fisica e per l’apparenza in genere, fino al secolo scorso prerogativa quasi esclusivamente femminile, hanno cominciato a riguardare adesso sempre più anche i ragazzi. Già da alcuni anni, infatti, il peso e le forme corporee sono diventati oggetto di cura e fonte di numerose preoccupazioni anche per gli uomini: alcuni si rivolgono al corpo con il desiderio esclusivo di “pomparlo”, desiderandolo più muscoloso, più massiccio e meno snello; altri lo desiderano semplicemente “magro”.
È fondamentale quindi porre l’accento sul fatto che, per quanto ancora connotati da una maggior prevalenza nel genere femminile, i disturbi del comportamento alimentare riguardano anche gli uomini. È molto difficile, infatti, per un uomo già sofferente, chiedere aiuto per una problematica universalmente riconosciuta come femminile. L’insicurezza e la fragile stima di sé che già caratterizzano questi pazienti si carica anche del timore che una richiesta d’aiuto possa non corrispondere a un comportamento socialmente accettato in riferimento al proprio genere e così, spesso per imbarazzo o per paura, molti uomini si trattengono dal chiedere aiuto, contribuendo ad alimentare un’accezione esclusivamente femminile della problematica alimentare [2].
Dottore, ma cosa si intende per disturbi del comportamento alimentare (DCA)?
Ha ragione, facciamo un passo indietro. “I disturbi alimentari sono una categoria di disturbi mentali vasta e composta al proprio interno da quadri clinici tra loro anche ben differenti” spiega Umberto Nizzoli, già presidente della Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare. “Li accomunano il cibo, il peso e la forma del corpo, l‘immagine corporea” [4]. I principali sono l’anoressia nervosa, per cui le persone che ne soffrono cercano di mantenere il proprio peso corporeo il più basso possibile attraverso una forte restrizione dietetica, inducendosi il vomito e praticando un’intensa attività fisica; la bulimia nervosa, caratterizzata da abbuffate e metodi di compenso come vomito autoindotto, uso di lassativi e diuretici e attività fisica intensa; il binge eating disorder, un disturbo da alimentazione incontrollata dove i pazienti si abbuffano senza metodi di compenso e quindi aumentano molto di peso. A questi tre, che sono i più comuni, se ne aggiungono molti altri.
Quali sono i disturbi del comportamento alimentare più frequenti tra gli uomini?
Altri disturbi, come l’ortoressia e la vigoressia, possono considerarsi più specifici del sesso maschile. L’ortoressia si caratterizza per l’ossessione per un’alimentazione sana. Attenzione, avere una certa attenzione al cibo è auspicabile, ma quando questo atteggiamento diventa una mania si può parlare di patologia. L’ortoressia si riesce a individuare anche perché contraddice uno dei principi basilari della corretta alimentazione, che è la scelta fra i vari alimenti. Una persona ortoressica, invece, controlla in maniera maniacale la composizione dei cibi, vivendo l’introduzione degli alimenti come un momento di pericolo che può intaccare la sua identità e sicurezza [5].
La vigoressia è caratterizzata dalla continua e ossessiva preoccupazione per la propria massa muscolare e per l’allenamento. Viene chiamata anche “reverse anorexia” (poiché speculare a quella femminile) o “complesso di Adone”. Al contrario di quello che accade alle ragazze anoressiche, che si vedono grasse, gli uomini che soffrono di vigoressia si percepiscono sempre come troppo magri e poco muscolosi [5].
Questi disturbi sono entrambi legati a una cultura del benessere, dello sport e del mondo delle palestre che porta un numero sempre maggiore di ragazzi ad avere come obiettivo da perseguire muscoli ipertrofici e perfettamente scolpiti. Così facendo, però, rischiano di mettere in pericolo i propri organi vitali, sottoponendosi a ore di esercizio fisico estremo e restrizione alimentare e, a volte, assumendo sostanze illecite [2].
Dottore, quindi negli uomini i DCA sono legati allo sport?
Non sempre, ma più spesso che nelle donne. C’è anche da dire che tra gli sportivi, professionisti o dilettanti, la prevalenza di DCA è più alta rispetto alla popolazione normale. “Paradossalmente lo sport, fatto in forma anche amatoriale intensiva oltre che professionistica, può costituire un fattore di rischio per i disturbi alimentari, soprattutto per quello che riguarda le discipline dove c’è una enfatizzazione della forma fisica in termini di magrezza. Quindi l’atletica leggera, l’equitazione, la danza, tutti gli sport da palestra come il body building, il ciclismo” spiega Dalla Ragione [5].
Dottore, come mi accorgo che l’attenzione all’attività fisica sta diventando patologica?
Premettiamo che non è sempre facile individuare un DCA nel mondo dello sport perché spesso si tende a scambiare attività fisica e attenzione all’alimentazione per comportamenti sani. “Dopo un po’ però il fisico comincia a risentirne perché l’attività fisica estrema, l’uso di diete iperproteiche, l’uso di sostanze determinano un cambiamento fisico ma soprattutto psicologico: le persone che iniziano a soffrire di disturbo alimentare non hanno più la gioia di fare attività fisica” continua Dalla Ragione [6]. Quindi, prima di tutto, bisogna stare attenti a questi due campanelli di allarme: abitudini che diventano ossessive e un vistoso cambiamento di carattere.
Nei casi estremi ci sono poi altri segnali a cui prestare attenzione [5]:
- Una persona vigoressica passa molto tempo a studiare allo specchio la propria immagine, eppure l’immagine che lo specchio gli rimanda lo delude.
- Segue diete sbilanciate, ricavate dai mass-media o consigliate con il “passa-parola”: frullati di ogni tipo, integratori proteici e zuccheri utili per sostenere gli sforzi dell’allenamento. Può anche eliminare dalla sua dieta vari alimenti (spesso sostituiti da integratori dietetici) e giungere a cibarsi soltanto di verdure crude, carne magra e pesce; l’uso di albumi d’uovo al mattino e dopo l’allenamento è una pratica ricorrente.
- In palestra si sottopone ogni giorno, o quasi, a sedute d’allenamento di svariate ore (a volte anche più sedute nell’arco della stessa giornata); i carichi che utilizza risultano eccessivi e le tecniche di esecuzione scorrette possono portare a problemi muscolari.
- In casi particolari ogni attività della vita quotidiana è subordinata al rispetto del programma dietetico e di allenamento. In questo modo il corpo diventa una vera ossessione. Compaiono sbalzi di umore e insonnia.
Bibliografia
- 1 . Istituto Superiore di Sanità. “Comunicato Stampa N°20/2022 – Giornata del Fiocchetto Lilla sui disturbi alimentari, aggiornata la mappa dei servizi sanitari, ad oggi sono oltre cento i centri accreditati”. Pubblicato il 15 marzo 2022
- 2. Dalla Ragione L, Scoppetta M. “Giganti d’argilla. I disturbi alimentari maschili”. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2009
- 3 . “Maschi sempre più colpiti Disturbi comportamento alimentare”. ANSA, 13 marzo 2022
- 4 . Visco C. “Anoressia, bulimia, binge: l’altra epidemia”. Senti chi parla, 20 ottobre 2022
- 5. Miggiano G. “L’alimentazione per lo sportivo”. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2020
- 6 . Visco C. “Disturbi alimentari: il male nascosto degli atleti”. Senti chi parla, 21 giugno 2019
Autrice
Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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