Sempre più spesso capita di leggere sui giornali o di sentir dire da amici che una colazione salata sarebbe più salutare di una colazione dolce. Ma è davvero così? Non ci sono attualmente forti evidenze che ci consentono di affermarlo, anche se qualche beneficio sembrerebbe averlo. Quello che possiamo dire con certezza è che la prima colazione è un pasto fondamentale che non andrebbe saltato, scrive il sito d’informazione medico-sanitaria dottoremaeveroche.it.
Un articolo di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)
Questo è un articolo tratto da dottoremaeveroche.it. Il sito offre alla popolazione un’informazione accessibile, scientificamente solida e trasparente, e ai Medici strumenti comunicativi nuovi. Dottoremaeveroche.it collabora regolarmente con l’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano per pubblicare e divulgare informazioni sanitarie.
Dottore, perché sarebbe meglio fare una colazione salata?
Per capire come mai, dobbiamo innanzitutto spiegare cos’è il glucosio. Il glucosio è la principale fonte di energia per le cellule del corpo umano, che assumiamo soprattutto mangiando alimenti contenenti carboidrati. Questi sono presenti in forma “complessa” nei cibi ricchi di amido come pasta, pane, riso, patate, e in forma “semplice” nel glucosio, nel fruttosio e nel saccarosio (lo zucchero comunemente usato in cucina).
I livelli di glucosio nel sangue (glicemia) non sono costanti: in genere i valori minimi si raggiungono a digiuno, ad esempio al mattino prima di fare colazione, mentre i livelli più alti si hanno dopo circa un’ora dai pasti, specie se ricchi di zuccheri semplici.
Quando il glucosio introdotto nel nostro organismo è superiore alla quantità necessaria a svolgere le normali attività previste dalla nostra vita quotidiana si verifica un picco glicemico: il corpo non riesce a bruciare il glucosio introdotto e i suoi livelli nel sangue aumentano. Per gestire questo eccesso di zuccheri interviene allora l’insulina che accumula e conserva il glucosio in eccesso nel fegato e nei muscoli sotto forma di glicogeno e, se dovesse continuare a esserci ancora glucosio residuo, lo trasforma in grasso.
Dunque una colazione dolce, spesso a base di biscotti, croissant, cereali e marmellate – e quindi ricca di zuccheri – può dare origine a un picco glicemico, soprattutto perché introduciamo questi cibi dopo diverse ore di digiuno. Gli zuccheri che dovrebbero darci energia, essendo in eccesso, vengono quindi tolti dalla circolazione e trasformati dall’insulina in glicogeno e in grasso.
Di conseguenza, a distanza di poche ore da una colazione dolce potremmo avere un drastico calo di glucosio che invierà al cervello un segnale di emergenza e ci dirà che abbiamo di nuovo fame. La risposta glicemica al consumo di un alimento è comunque molto variabile a seconda della persona [1].
Dottore, quindi il problema è il consumo di zuccheri?
Parlando di zuccheri e alimenti dolci, occorre fare una distinzione tra alimenti che contengono naturalmente lo zucchero (ad esempio la frutta o il latte), alimenti che contengono zuccheri ma anche altri nutrienti importanti come carboidrati, proteine, grassi, fibre, e infine gli alimenti dolci costituiti prevalentemente da zucchero. Per appagare il desiderio del sapore dolce è preferibile orientare la scelta sugli alimenti che oltre allo zucchero apportano anche altri nutrienti [1].
In ogni caso, il consumo degli zuccheri va attentamente controllato nel quadro della dieta complessiva giornaliera e, in un’alimentazione equilibrata, non dovrebbe superare il 15% dell’apporto energetico complessivo [1]. Considerata quindi l’importanza della frutta e della verdura per gli equilibri della dieta, la quantità di zucchero che possiamo ancora assumere è molto limitata [1].
La colazione, inoltre, è probabilmente il momento peggiore per mangiare cose dolci perché, come abbiamo visto, venendo da un periodo di digiuno, è più facile che si verifichi un picco glicemico. Al contrario, è più difficile che il picco si verifichi se mangiamo un dolce alla fine di un pasto, soprattutto se ricco di fibre e proteine. I cibi introdotti in precedenza, infatti, rallentano l’assorbimento del glucosio nel tratto digerente e di conseguenza il suo passaggio nel sangue [2].
Dottore, se dovesse riassumere in due parole quello che mi ha detto fin qui?
Le direi che attualmente non ci sono forti evidenze che ci consentono di affermare che fare una colazione salata sia sicuramente meglio di fare una colazione dolce. D’altronde, come sanno ormai i nostri lettori più affezionati, gli studi condotti in ambito alimentare e nutrizionale sono molto difficili da condurre a causa dei molti fattori di confondimento e per questo spesso non è possibile avere delle risposte sicure.
Quello che possiamo dire è che una riduzione nel consumo di zuccheri semplici al mattino all’interno di un’alimentazione equilibrata nel resto della giornata e uno stile di vita il più possibile attivo e meno sedentario, ci aiuta a ritardare l’eventuale insorgenza di diabete di tipo 2 e le conseguenti patologie associate [3].
Bibliografia
- 1 . Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione. “Linee guida per una sana alimentazione”. Pubblicato a novembre 2019
- 2 . Park YM, Heden TD, Liu Y, et al. “A high-protein breakfast induces greater insulin and glucose-dependent insulinotropic peptide responses to a subsequent lunch meal in individuals with type 2 diabetes”. J Nutr. 2015 Mar;145(3):452-8
- 3 . Hemmingsen B, Gimenez-Perez G, Mauricio D, et al. “Diet, physical activity or both for prevention or delay of type 2 diabetes mellitus and its associated complications in people at increased risk of developing type 2 diabetes mellitus”. Cochrane Database Syst Rev. 2017 Dec 4;12(12):CD003054
Autrice
Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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