No, quella secondo cui tutti dovrebbero bere almeno due litri d’acqua al giorno è un’indicazione che non trova riscontro nella letteratura scientifica. L’ultima conferma arriva da una ricerca pubblicata lo scorso novembre su Science, scrive il portale d’informazione sanitaria dottoremaeveroche.it.
Un articolo di Sara Mohammad (Pensiero Scientifico Editore)
Questo è un articolo tratto da dottoremaeveroche.it. Il sito offre alla popolazione un’informazione accessibile, scientificamente solida e trasparente, e ai Medici strumenti comunicativi nuovi. Dottoremaeveroche.it collabora regolarmente con l’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano per pubblicare e divulgare informazioni sanitarie.
Dottore, prima di cominciare, può dirmi perché si consigliano proprio due litri d’acqua al giorno?
Sembra che questa raccomandazione abbia avuto origine quando, nel 1974, il medico nutrizionista Fredrick Stare affermò, senza alcuna evidenza scientifica, che la quantità d’acqua necessaria all’adulto medio è compresa fra sei e otto bicchieri al giorno [1, 2]. Da allora le indicazioni di Stare sono state rilanciate più volte, soprattutto dagli articoli della stampa generalista, diventando famose nei Paesi anglosassoni come la regola “8×8” (otto bicchieri da otto once, l’equivalente di circa 1,9 litri) e da noi come la raccomandazione degli otto bicchieri, o due litri d’acqua.
Bevendo meno di due litri d’acqua, o meno di otto bicchieri al giorno, si corre il rischio di disidratarsi?
Non proprio. Ci disidratiamo quando l’acqua introdotta nell’organismo è insufficiente a compensare le perdite idriche che si verificano attraverso la sudorazione, la respirazione e l’escrezione di feci e urine. Ma si tratta di un rischio molto basso se si gode di buona salute: in condizioni normali, i meccanismi che autoregolano la quantità d’acqua nel corpo inducono l’organismo ad assumere il giusto fabbisogno idrico.
Quindi, quanta acqua bisognerebbe bere?
Il consiglio da seguire non è tanto quello di consumare una determinata quantità di acqua al giorno, ma bere ogni volta che si avverte lo stimolo della sete, assicurandosi di avere acqua a sufficienza per soddisfare questo stimolo [3]. Lo conferma anche lo studio pubblicato su Science cui accennavamo nell’introduzione, in cui si dimostra che il “water turnover” (WT), cioè la quantità d’acqua che l’organismo utilizza nelle 24 ore e che incide moltissimo sul fabbisogno idrico giornaliero, cambia da persona a persona [1].
Può dirmi di più, Dottore?
Questo studio, considerato il più rigoroso e accurato finora realizzato sul fabbisogno d’acqua giornaliero, sostiene che il WT sia influenzato da numerose variabili, fra cui il sesso, l’età e la corporatura, ma anche il livello di attività fisica, la zona geografica e le condizioni sociali in cui viviamo. In linea di massima è stato visto che gli uomini di età compresa fra 20 e 30 anni, le persone con una percentuale minore di massa grassa, gli atleti, gli abitanti di zone caratterizzate da umidità elevata e le popolazioni dei Paesi a basso reddito hanno un WT più alto. Ma proprio perché le variabili in gioco sono molte, anche questo studio sottolinea che non esiste un fabbisogno idrico universale e che “la raccomandazione per cui dovremmo bere 8 bicchieri d’acqua al giorno (circa due litri) non è comprovata da prove oggettive” [1].
Dottore, ho sentito dire che con l’età lo stimolo a bere tende a diminuire. È vero?
È vero. È stato dimostrato che gli anziani, anche in buona salute, tendono a bere meno perché percepiscono lo stimolo della sete meno intensamente rispetto ai giovani [4]. Gli anziani e i bambini, ma anche le persone interessate da disturbi che aumentano la perdita d’acqua (come nel caso della diarrea), che compiono sforzi fisici prolungati o che vivono in condizioni climatiche estreme dovrebbero anticipare la sensazione di sete e assumere liquidi anche se non hanno sete, in modo da mantenere bilanciato l’equilibrio idrico e prevenire così il rischio di disidratazione [2, 3].
Conta anche l’acqua introdotta con gli alimenti?
Sì. L’organismo compensa le perdite idriche in gran parte attraverso il consumo di acqua e di altre bevande (tè e caffè compresi), ma anche il cibo introdotto con l’alimentazione contiene acqua. Secondo le stime della European Food Safety Authority, gli alimenti contribuiscono a influenzare positivamente il bilancio idrico in una percentuale che si aggira intorno al 20 per cento del fabbisogno idrico giornaliero, con alcune differenze a seconda del tipo di dieta: il contenuto d’acqua generalmente è inferiore al 40 per cento nei prodotti da forno, tra il 40 e il 70 per cento nei primi e secondi piatti, superiore all’80 per cento in frutta e verdura e pari al 90 per cento circa nel latte di mucca e nel latte materno [5].
Dottore, un’ultima domanda: è meglio bere acqua liscia o frizzante?
L’anidride carbonica che troviamo in più nell’acqua con le bollicine non ne altera la capacità idratante: per l’organismo due litri di acqua liscia equivalgono a due litri di acqua frizzante [6]. La disponibilità di acqua frizzante potrebbe semmai influenzare la tendenza a bere più o meno acqua: alcuni, infatti, la preferiscono all’acqua liscia perché trovano che sia più “saporita”, mentre altri la considerano più “pesante” e tendono per questo a evitarla.
Bibliografia
- 1 . Yamada Y, Zhang X, Henderson MET, et al. “Variation in human water turnover associated with environmental and lifestyle factors”. Science. 2022; 378(6622): 909-915
- 2 . Valtin H. “‘Drink at least eight glasses of water a day.’ Really? Is there scientific evidence for ‘8 x 8’?”. Am J Physiol Regul Integr Comp Physiol. 2002; 283(5): R993-1004
- 3 . Ministero della Salute. “Quanto bere”. 7 ottobre 2016. Ultimo accesso 6 febbraio 2023
- 4 . Phillips PA, Rolls BJ, Ledingham JG, et al. “Reduced thirst after water deprivation in healthy elderly men”. N Engl J Med. 1984; 311(12): 753-9
- 5 . Agostoni C, Bresson JL, Fairweather-Tait S, et al. “Scientific Opinion on Dietary reference values for water”. EFSA J. 2010; 8(3): 1459
- 6 . Maughan RJ, Watson P, Cordery PA, et al. “A randomized trial to assess the potential of different beverages to affect hydration status: development of a beverage hydration index”. Am J Clin Nutr. 2016; 103(3): 717-23
Autrice
Sara Mohammad ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Si occupa principalmente di ricerca, neuroscienze e salute mentale. Scrive su MIND, LeScienze, Rivista Micron, Il Tascabile, e collabora con Mondadori Education e Il Pensiero Scientifico Editore. Oltre a lavorare nell’ambito della comunicazione scientifica, insegna scienze alle scuole superiori.
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